Il termine Olismo significa totalità, quindi un sistema non può essere spiegato o valutato esclusivamente tramite le sue componenti, ma deve essere preso in considerazione e valutato tramite la sommatoria funzionale delle sue componenti.
Quando pensiamo al nostro corpo ci risulta facile considerarlo come a sé stante: un organismo costituito da singole parti collegate tra loro, la cui qualità di prestazione va ricercata nel funzionamento di queste parti.
Meno usuale è per noi vedere le singole parti totalmente interconnesse e vedere il corpo intero inserito in un contesto e in continuo dialogo con esso. È da qui che il Rolfing ha il suo punto di partenza, dal considerare il “sistema uomo” inserito nel campo gravitario: radicato a terra e orientato verso il cielo. In questa visione la funzionalità dell’intera struttura si amplia e acquisisce nuovi significati.
Il rolfer guarda il corpo in questa prospettiva, cerca il modo peculiare con il quale quel particolare organismo, potremmo dire, ”abita” la linea che lo collega dalla terra al cielo e si chiede cosa può migliorare in quel sistema cosa può avvicinare quell’organismo non tanto ad un modello esterno quanto ad una modalità di funzionamento il più possibile ergonomia.
Per ottenere questo l’attenzione viene posta al tessuto connettivo, che nelle sue varie forme (fasce di contenimento di muscoli e visceri, fasce di collegamento e tendini, cuscinetti di protezione e adipe, fasce di rivestimento ecc..) costituisce nel corpo una fitta rete interstiziale e lo contiene con una serie di fogli di rivestimento.
Tutto il tessuto connettivo del corpo è strettamente interconnesso e profondamente plastico così da poter immaginare che trazionandone un punto si possa ottenere una risposta anche in zone molto lontane della stessa struttura. Questa grande plasticità del tessuto connettivo rende possibili nel corpo continue trasformazioni: si ispessisce, si accorcia, si riduce la possibilità dei diversi strati di scivolare tra di loro e tutto ciò come risposta a modalità posturali e di utilizzo del corpo che tendono a sovraccaricare di lavoro e di tensione alcune parti rispetto ad altre.
Quando il corpo manda segnali di sofferenza, dolore, limitazione articolare, stancabilità il rolfer non considera il sintomo per sé stesso ma lo interpreta come punto di emergenza di una catena di collegamenti coordinativi e di restrizioni delle fasce che cerca di ripercorrere come un filo di Arianna per restituire, come prima cosa, al tessuto la sua elasticità e poi per aiutare il cliente a consapevolizzare e affinare la percezione corporea.
In questo modo la persona si appropria delle nuove possibilità rendendole concretamente e rapidamente “vere”, reali.
L’intero processo dura classicamente dieci sedute durante le quali il corpo viene rivisitato totalmente.
Siamo abituati a “far passare per la testa” tutto ciò che vogliamo comprendere e sperimentare, possiamo dire che il Rolfing parte da una esperienza del corpo che viene consapevolizzata per renderla riconoscibile e rievocabile.
Naturalmente il modo migliore di conoscere il metodo è sperimentarlo di persona. Ti invito quindi a contattarmi per un’eventuale appuntamento.