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Un rimedio naturale per la lordosi

Come trovare maggior agio nel bacino e curare la lordosi lombare grazie al Rolfing

Sono arrivata alle 10 sedute senza dolori, senza problemi. Se però potevo esprimere un desiderio, era quello di trovare maggior agio nel mio bacino, volevo essere meno lordotica a livello lombare. E già nel primo colloquio la mia rolfer mi stupì dicendomi qualcosa del tipo: “un certo grado di lordosi lombare è fisiologica e tu non sembri averne un eccesso. Esploreremo insieme questa sensazione di disagio che senti in questa zona nell’insieme del tuo corpo…”
Sorrisi e pensai che forse lei non aveva capito bene il mio problema. Certo, non sapeva che io ho anche L6, che tutti i miei disagi li ho sempre avuti lì, etc, ma poi avrebbe capito…

Invece sono stata io a scoprire ciò che lei forse aveva già intravisto in quel primo incontro, quello di cui io, il mio corpo, avevamo fame: di piedi che mi permettessero di sentirmi solida, sicura. Sentendo la spinta sotto ai piedi quando camminavo. Un collo che mi permetteva di guardare all’orizzonte e non solo davanti a me. Un bacino che poteva muoversi liberamente e non stare bloccato in una unica posizione. Una bocca che potesse chiudersi in modo perfettamente complementare, sentire le due arcate dentali combaciare perfettamente e con grande leggerezza, senza più stringere.

Scendere ogni volta dal lettino e scoprire che i miei piedi erano leggeri e solidi nello stesso tempo. Che la terra mi offriva sostegno e non cercava più di tenermi incollata a sé.
Percepire, scoprire ad ogni seduta la possibilità di stare nello spazio con una postura diversa, che influenzava incredibilmente anche il mio stato interiore.
E scoprire anche che potevo ricreare alcune di quelle posture più comode se, una volta fuori da lì, prestavo attenzione al mio corpo e al mio stato interiore, anche se con il passare dei giorni tendevo a dimenticarmi come evocare quelle nuove posizioni. Che la mia rigidità nel collo poteva cambiare se mi ricordavo di percepire il mio bacino, come stavo seduta.

Ricordavo che la sensazione nel corpo poteva essere diversa ma non riuscivo più a ricreare quello spostamento nel corpo che mi permetteva di sentirmi con quella determinata sensazione.
Ho avuto l’impressione di avere dei “binari” posturali, come se alcuni miei schemi motori fossero così antichi, consolidati e significativi per me, che c’era bisogno di più occasioni di incontro con questi nuovi schemi,apportatori di maggior agio, per poterli integrare davvero. Di avere un ritmo di accoglienza più lento.

Nella vita quotidiana questo antico poi riemergeva prepotentemente in certe situazioni e anche se razionalmente sapevo che stare con la testa in alto, con i muscoli dietro del collo contratti, con le dorsali bloccate non mi avrebbe aiutata a affrontare con maggiore economia quello avevo di fronte, è come se tutti questi atteggiamenti nel loro insieme avessero avuto un significato profondo per me, per la mia storia, che prevaleva su ciò che io razionalmente consideravo più vantaggioso.

E allora percependo da una parte la frustrazione legata a questo stato del mio corpo e alla nostalgia di quello stato così piacevole, nello stesso tempo provavo gioia perché nutrivo fiducia e sicurezza che quello stato non era temporaneo e dipendeva dalle mani di qualcun altro, ma era qualcosa che esisteva dentro di me, una potenzialità. Come l’imparare a camminare e parlare da piccoli, qualcosa che è nella saggezza del corpo, e che io posso favorire l’emergere di queste nuove possibilità corporee, mettendomi nelle giuste condizioni ambientali che mi possono offrire gli input e gli stimoli adeguati che facilitano e sostengano questo mio ulteriore apprendimento.

Fare l’esperienza del globale che prende il sopravvento sul locale, questo concetto mi ha richiamato l’attenzione su un modo di funzionare: quello democratico, dove la maggioranza vince sulla minoranza. Perdendo così il contributo di questa minoranza, che diventa silente, o arriva addirittura a opporsi alle azioni che la maggioranza cerca di realizzare.

Questa modo di funzionare, che genera una perdita, l’avevo già trovato a livello delle mie sensazioni e dei miei pensieri. Durante le sedute l’ho visto anche nella carne. Mi occupavo di ogni livello del mio essere: per i pensieri, ossia a livello del linguaggio con la Comunicazione nonviolenta, a livello delle sensazioni con il Focusing, e a livello del mio corpo di carne con il Rolfing. Ho confermato che è il modo di funzionare, di usare il corpo che fa la differenza. E ho capito che ogni formazione mi permette di allenare la mia capacità di tenere l’attenzione su quale modo di funzionare voglio che stia alla base del mio sistema. Un modo che sostenga l’equilibrio a livello mentale, di sensazioni e del corpo.



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